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Ancora su Musica e ricordi

Musica e Ricordi #5


Avere sul famoso groppone un certo numero di anni presenta alcuni svantaggi. Ma porta anche dei doni per cui evito le lamentele e guardo alla parte piena del bicchiere. Uno di questi è avere tanti ricordi. Anche brutti (a volte capita) o tristi che se va bene sono il 50%. Ma il tempo li rende sfumati, meno oppressivi lasciando spazio, per fortuna, ai ricordi piacevoli.
Uno dei miei film preferiti contiene un breve monologo, per me ‘cult’ come il film.

«I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die.»
«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di 
Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.

Noi di rockgeneration ci sentiamo da sempre un po' differenti dagli altri. Non siamo certo come il replicante Roy Batty né voglio esagerare attribuendoci doti speciali, ma la passione per la musica è stato fin dall’adolescenza un nostro tratto distintivo. roy2.jpg Poco tempo fa ho invitato a visitare il sito un mio coetaneo. Dopo un po' mi ha risposto dicendomi “Che strano a diventare vecchi si diventa dei Peter Pan”. L’ho urbanamente mandato a fare in culo perché ho interpretato la risposta come se il sito fosse una bambinata. Poi ho riflettuto pensando che il suo rapporto con la musica è da persona normale e quindi per lui parlarne è come per me disquisire di calcio al Bar. Ciò non toglie che quello là è il posto giusto per lui.
Una volta un mio amico mi ha raccontato di aver partecipato ad un corso per rafforzare le capacità mnemoniche in cui gli avevano insegnato un trucco, ovvero di associare alla frase da ricordare un oggetto. Probabilmente per questo motivo credo di ricordare meglio certe situazioni in cui all’avvenimento era associata la musica. Ne ho già parlato in “quando la musica è indelebile colonna sonora di un ricordo”. link >>>> Nonno, raccontaci un’altra storia… Sarebbe bello ma ci sono alcuni intoppi. Primo le storie che vado a raccontare nel sito non sono proprio da nipotini. Secondo si annoierebbero a morte: mia nipote Anna ha sette anni e con il cellulare fa cose che io manco mi sogno. Terzo con ste stramaledetta pandemia chi riesce più a vedere figli e nipoti?
Meno male ce c’è il sito che mi consente di propinare all’incauto lettore alcuni ricordi.

Vecchie foto. Ogni tanto capita di riguardare vecchie foto. Se guardo quelle delle medie inferiori ad una faccia tra le tante ho associato un ricordo più vivido ed è quello di un minuto e timido ragazzino dai capelli rossicci appassionato di poesia. Ricordo perfettamente quella volta che declamò in classe tutto orgoglioso una sua poesia “.. andai nel castello e lanciai un coltello..”. Lo rividi qualche anno dopo fatto tronco, provandone grande pena, ad uno dei rari concerti tenuti al Palasport di Parma. Se ne è andato troppo presto insieme a molti altri di quella generazione, spazzato via da quei terribili anni.
mm.jpgO Caroline. Una delle mie specialità sono sempre state le gaffe. Ne ho fatte di veramente memorabili. Ovviamente anche con la musica. Con Alfonso, il mio amico dei tempi del liceo, ci siamo frequentati a lungo, anche in coppia. Ad un certo punto lui ruppe con la sua storica fidanzata, la Giovanna. Qualche tempo dopo una sera venne a trovarmi e com’era abitudine misi su un po' di musica di sottofondo. Il disco era dei Matching Mole ed il primo brano la famosa ‘O Caroline”. Perfetto. Alfonso mi dice: è la canzone che ascoltavo sempre con Giovanna… Cosa volete che vi dica, probabilmente la mia è una predisposizione naturale.
Gli Zeppelin. Led Zeppelin I, “Your Time is Gonna Come”. Lo stavo ascoltato non proprio al volume che meritava ma quasi. Avevo chiuso la porta della mia camera ed ero impegnato in una jam session personale, se non ricordo male mimando con foga il giro della batteria.  Davo di spalle alla porta e quando mi giro c’è mio padre che mi guarda. Scuote lentamente la testa ed ha quella tipica espressione che i padri hanno quando pensano ‘è deficiente, non posso farci niente’. Ma era un gran bel pezzo!
pol2.jpgI Police. A volte anche la musica aiuta a cambiare idea. Anni ’80. Al palasport di Reggio ci sono i Police. Apro una parentesi. Reggio e Parma sono due cittadine simili (ho detto simili, eh, non uguali!) I concerti rock in quegli anni si tenevano sempre al Palazzetto dello Sport di Reggio Emilia, mai a Parma. Perché? Forse per lo stesso motivo che i mega concerti si terranno poi a Campo Volo, alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia. Ma noi di Parma abbiamo il Club dei 27….  Torniamo ai Police che allora le voci davano band esplosiva. Con il Cero decidiamo di andarci assieme alle mogli comperando i biglietti in prevendita. Quando arriviamo il caos più totale. Non si può entrare, il palazzetto è stracolmo all’inverosimile, riempito da migliaia di persone che hanno sfondato i cancelli e sono entrate a macca. Niente da fare quindi andiamo alla biglietteria per chiedere il rimborso. Altra parentesi. Anni di piombo a parte, nell’immaginario collettivo di molta parte della nostra generazione i poliziotti erano dei bastardi. Bene. Siamo in fila davanti alla biglietteria. Dietro di noi c’è un folto gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa. Se ne stanno li, fermi senza rompere le palle a nessuno. Ma a qualcuno danno fastidio. Dall’alto, dalle finestre del palasport una manica di “facinorosi” inveisce contro di loro con le ingiurie più infamanti, corredando il tutto con lancio di bottigliette di vetro. Allora io dico: sei entrato gratis, mi hai rubato il posto che io ho pagato. Ma stattene seduto e buono a guardarti il concerto, perché cazzo te la prendi coi poliziotti? Mi sono immaginato di essere nei panni di uno di quei ragazzi, si perché erano tutti ragazzi, fermi lì a prendersi senza motivo bottigliette di coca cola in testa e mi è venuto spontaneo pensare che io incazzino come sono, al loro posto, a quel deficiente che gli urlava contro forse gli avrei sparato. Questo non vuol dire che il giorno dopo mi sia iscritto all’MSI, ma che abbia iniziato ad uscire da certi schemi si. La serata è poi finita ovviamente con la carica della polizia, lancio di lacrimogeni, la Betta moglie del Cero che scappa dalla parte sbagliata (verso la carica), noi a cercarla. Sicuramente più elettrizzante che vedere i Police. Cosa curiosa è che tutto questo casino in mezzo alla polizia sia successo al concerto dei .. Police.
La fisarmonica. Il padre di mia moglie era originario di un piccolissimo paesino delle montagne del Parmense. Noi d’estate ci andiamo sempre perché l’aria è buona ed il clima mite. La casa è quella di famiglia in cui abitavano alcuni dei tanti fratelli. Gente definita volgarmente “ignorante” in quanto il loro livello di istruzione era, se va bene, la quinta f1.jpgelementare. Nulla a che vedere con lo spessore delle persone. Tra di loro c’era Delmo che conoscevo come provetto campanaro. La casa è su più piani; una volta mi reco al terzo piano, non ricordo il motivo, e la porta della stanza difronte alla mia è aperta. Dentro c’è Delmo che seduto su una seggiola si sta sistemando la fisarmonica. In quel sottotetto dalle antiche travi di legno, con il pavimento di pianelle rosse e con una luce soffusa che entrava dalle piccole finestrelle c’eravamo io, lui e la sua fisarmonica. Ciò che rende piacevole e/o memorabile l’ascolto di una musica è un’alchimia creata da un complesso insieme di fattori. Anche se la musica era quella cosiddetta “popolare” quella volta i fattori c’erano tutti.


Autore : Giorgio Gotti, 1/4/2021