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Lettera dalla Follia


(liberamente ispirata ai titoli e ai concetti delle canzoni del gruppo Il Segno Del Comando)


 

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A chi vorrebbe essere ma non se la sente più di dimostrarlo, giacchè ogni giorno si viene sottoposti a una votazione, a un giudizio, a un verdetto che chiunque si sente in diritto di emettere.  Un compito, una lavorazione, una frase, una smorfia: qualsiasi azione o parola sarà colpita da malevola opinione. Tutti giudici apostolati neri che si sentono in grado di attuare un processo, le cui sentenze, spesso, sono pericolosissime deflagrazioni interiori. Il senno non respira più e la prudenza si è estinta: se ne sta andando la carità (ormai solo di facciata) e con essa l’umanità. Sono lontani i tempi della taverna dell’angelo, dell’amore libero, dell’interazione culturale, della condivisione nella quotidianità: chi attua tutto ciò sappia ch’è animale in via d’estinzione, non interessante ai fini della costruzione della nuova società, la quale pianifica solitudine e genera separazione d’intenti, di fatto giustificando l’ingiustificabile. Forse il muoversi mentalmente di sogno in sogno ha lasciato spazio, troppo spazio, a un’apocalisse interiore che profuma di menzogna, portandone il suo nome. Stiamo vivendo e sopravvivendo a una metamorfosi che dalla bottega delle meraviglie ci sta conducendo, tramite una bianca strada sulla via della veglia, in un labirinto spirituale che ci trasformerà in esseri senza ombra. Non più bicchieri di vino conviviali, ma calici di oblio tracannati all’ombra della grande quercia, al cospetto dell’inatteso, ridotti ad essere amanti di fantasmi che declamano retrospettive di amori e sorrisi che mai più torneranno. Nessuna voce che canterà trenodie delle dolci parole, nessuna Ofelia o Myriam che intonerà canzoni d’amnesia, nessuna donna velata che accennerà a salmi d’altrove, ma solo messaggeri di pietra che ci vorranno bagatti o tutt’al più appesi. Sono soltanto ricordi sfocati quei giorni di neve vissuti durante i funerali nella magica Praga, città del Golem, in cui si era per produrre il manoscritto degli echi dall’ignoto, le cui pagine color cinabro erano già di per sé un rituale, verso il dissolvimento del corpo martoriato dall’etisia morale. Nessun epilogo, ma un segno del comando che ci vuole vittime e carnefici nello scontro verso la cancellazione del concetto di aseità. S’offenda chi può.


Autore : Andrea Pintelli, Ottobre 2025