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MUSICA OSTICA > Giorgio


Quando giudichiamo qualcosa, nella fattispecie una Musica, c’è una zona mediana, per cui ciò che valutiamo non è né si né no, ma è ostica.

Ying e Yang, bianco e nero, si e no, bello e brutto, ecc..  Questo dualismo è uno dei molti i modi in cui si descrive, nei minimi termini, il nostro approccio a qualsiasi cosa necessiti di un giudizio.

Ovviamente questi sono gli estremi. Nel mezzo proliferano infinite sfumature.

Musicalmente parlando, di solito le recensioni suddividono il valore dell’opera in una scala da 1 a 5, ovvero da un disco bruttissimo ad un capolavoro.

Personalmente oltrepasso questa classificazione.

Ci sono molte musiche il cui segno è abbondantemente oltre il valore negativo.

Partiamo da ciò che odio profondamente, da star male. Il Rap, il Trap, la musica attuale italiana, i neo-melodici, le pop star americane. Qualche mese fa ho dovuto ascoltare del Rap e mi è venuto l’Herpes Zoster.

C’è poi la musica che mi dà noia e mi provoca infiammazione alle gonadi: la lirica, il jazz, il reggae, il liscio.

Ma è tutto relativo. Io amo il blues, che ascolterei per ore ed ore, se non fosse che mia moglie dopo un po' mi spacca la padella in testa. Lei lo odia. Ma è comprensibile dato che “de gustibus non disputandum est” e poi, soprattutto, è una donna.

Ma è anche questione di situazioni. Il liscio è più peso del gnocco fritto, ma in taluni casi può essere piacevole. Mettete una sera d’estate al Festival dell’Unità (ah, tanti anni fa, quando c’erano ancora sia i Festival che i Comunisti) mentre mangiavi i tortelli d’erbetta e bevevi lambrusco in buona compagnia era piacevole sentire in sottofondo una bella Mazurka.

Ho detto che mi non mi piace il Reggae, ma nel lontano 1980 a San Siro Bob Marley che cantava “Jamming” è stato da pelle d'oca.

C’è poi il caso degli strani connubi tra bello e brutto. Mi piace molto la musica degli AC/DC con il loro rock esplosivo, gli incendiari riff di chitarra… ma non sopporto il vocalist che urla come avesse i coglioni nel mezzo di una pressa idraulica. Non dico i coretti west-coast, ma per piacere…. 

 

Dio come mi piace divagare. Se fossi un corridore automobilistico mi verrebbe esposta bandiera nera per ”erratic drive”. Siccome ci stiamo chiedendo cosa c’entra quanto precedentemente scritto con la musica “ostica”, proviamo a tornare in argomento.

 

Ho parlato all’inizio del dualismo in cui si descrive schematicamente il nostro approccio a qualsiasi cosa necessiti di un giudizio e del fatto che tra i due estremi vi siano infinite sfumature. Ma, rimanendo nei minimi termini, c’è una zona mediana, per cui la cosa che andiamo a giudicare non è né si né no, ma è ostica.

Per non divagare oltre mi riferisco alla Musica Ostica che con tale termine significa musica che è "difficile", "complessa", o "non convenzionale", magari a causa di un linguaggio musicale complicato o di una forma non immediatamente comprensibile.

Infatti la definizione di “ostica” vale per il primo approccio. In seguito, dopo una più approfondita valutazione, la musica (ma in generale tali tipi di giudizi) vanno a collocare l’oggetto in questione nello scomparto dei NO o dei SI. Ma attenzione, NO non è inteso come cestino (mica è Achille Lauro) ma che nella nostra top 5 ha ricevuto solo 1 pallino. Nel caso del SI a volte invece ha ricevuto i massimi voti.

 

Tanti anni fa avevo degli amici con cui ci scambiavamo i dischi. Era il modo più semplice per ascoltare e possedere, nel senso che i dischi ricevuti in prestito venivano registrati sulle mitiche musicassette. Le conservo ancora gelosamente e ne ho più di 500!

I dischi giudicati brutti venivano comunque registrati utilizzando cassette di bassa qualità. Quelli invece belli si meritavano le cassette al cromo.  Di quelli che poi proprio non mi piacevano utilizzavo alcune canzoni per riempire gli spazi finali di altre cassette.


Feci questo con 77 dei Talking Heads, il loro primo disco. Che errore madornale!! Sono poi diventato un loro devoto discepolo ed ho acquistato tutti i loro dischi e raccolte, oltre a vederli dal vivo due volte.


Altro esempio di ‘ostico’ convertito poi in positivo è Brian Eno.

Dopo la sua uscita dai Roxy Music, Eno tra il 1973 ed il 1975 aveva realizzato una serie di dischi memorabili divenendo il mio artista preferito: (No Pussyfooting) - con Robert Fripp (1973), Here Comes the Warm Jets (1973), Taking Tiger Mountain (By Strategy) (1974), June 1, 1974 - con Kevin Ayers, John Cale e Nico (1974),  Another Green World (1975). Sempre nel 1975 esce Discreet Music, disco in cui il nostro cambia totalmente registro. Che delusione ! Mi rifiutai di acquistarlo limitandomi a farmelo prestare per registralo su una casetta di scarsa qualità. Dopo diverso tempo ho capito.

Negli ultimi anni per andare a trovare mia figlia che vive all’estero mi trovo spesso negli aeroporti. Ed ogni volta, infastidito dalle insulse ed irritanti musichette che gracchiano ad un volume troppo alto dagli altoparlanti disseminati ovunque (bagni compresi) penso che basterebbe mettere la musica che Eno ha pensato e realizzato, appunto “For Airports”. Ma non solo. Pensate ai centri commerciali o alle tante sale d’attesa. Ed ho capito il valore del progetto di "musica per ambienti" studiato da Eno con Harold Budd e Jon Hassell, che aveva l'obiettivo di creare una musica di "sottofondo" per le "fredde atmosfere delle ampie hall degli aeroporti", ma anche per le sale d'attesa, per i padiglioni delle mostre e delle gallerie d'arte.

 

Troppo facile, non sempre la musica ostica ha un “happy ending”.


I due geni musicali precedentemente citati nel lontano 1981 realizzarono My Life in the Bush of Ghosts.  La critica considera l’album uno dei più importanti precorritori della world music e una delle principali testimonianze sonore degli anni ottanta e novanta. In quegli anni Eno e Byrne erano tra i miei musicisti preferiti per cui acquistai immediatamente il disco. In esso i due portano alle estreme conseguenze le sonorità tribali dei precedenti album dei Talking Heads e per questo motivo il suo ascolto si rivelò per me abbastanza ostico. E lo rimane tutt’ora visto che saranno 20 anni che non lo riascolto!

 

Ma addentriamoci nel territorio dove l’ostico è più profondo.

 

Partiamo con Tibetan Bells di Henry Wolff Nancy Hennings.

Questo album del 1972 fu la prima registrazione a utilizzare campane tibetane e ciotole tibetane e contribuì a stabilire alcuni dei fondamenti della musica new age.

Non dura molto (35 minuti) ma sfido chiunque ad arrivarci in fondo senza l’ausilio di sostanze stupefacenti.


Ma l’ostico per antonomasia è La Monte Young, il “mitico” La Monte Young.

Quante volte con gli amici dei dischi ne abbiamo riso. Era un tormentone imitarlo, prendendo la gola tra due dita e facendo versi tipo gargarismo “ahra..ahraaaa..”.

Il disco in questione è The Theatre Of Eternal Music di La Monte Young e Marian Zazeela uscito nel 1974

Da Wikipedia: ‘L'influenza di La Monte Young nella musica contemporanea fu di portata molto rilevante. Grazie all'esempio di John Cage, egli divenne il pioniere del minimalismo, un genere musicale destinato a sviluppare, negli anni a venire, anche la drone music. L'estensione della durata delle sue tracce e delle sue note fu la componente più importante per gli sviluppi della new age e di alcuni stili legati al rock. La riduzione del discorso alla sua pura essenza concettuale e ad evento singolo che si protrae per un tempo indefinito, influì inoltre nelle composizioni di Karlheinz Stockhausen.’

Il progetto Theatre of Eternal Music era ispirato soprattutto ai lunghi "suoni di bordone della

musica indiana e dall'organum parallelo medioevale" e si poneva come obbiettivo principale quello di comporre una musica eterna.

Detto questo ammetto la mia ignoranza perché non sono mai riuscito ad ascoltare il disco fino in fondo, e non solo perché dura 78 minuti.





eno




Autore : Giorgio Gotti, Giu/2025