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CINEMA

Quattro Notti Di Un Sognatore

Robert Bresson (1971)


Artisti al Cinema - Prima Puntata


PREMESSA

Da sempre, il cinema ha tratto profitto (in termini di successo ma anche di materia narrativa) dal racconto delle vite travagliate di pittori e artisti. E' un genere che è sempre stato molto popolare, raccogliendo in larga maggioranza i favori del pubblico.

Si tratta di solito di film che analizzano la biografia di un/una artista oppure che rivolgono lo sguardo ad una parte significativa della loro carriera. Sono innumerevoli gli esempi: a partire dai film del periodo d'oro di Hollywood ('Brama di vivere' del 1956, con Kirk Douglas, che ritrae la vita angosciata di Vincent Van Gogh oppure 'Il tormento e l'estasi' del 1965, con Charlton Heston, dedicato alle inquietudini del grande Michelangelo) fino ad arrivare a film più recenti come 'Pollock' del 2000 basato sull'opera e sulla breve vita del grande artista americano dell'espressionismo astratto Jackson Pollock, oppure 'Frida' del 2002 che narra le sofferte vicende della pittrice messicana Frida Kahlo, oppure 'La ragazza con l'orecchino di perla' del 2003 che descrive la genesi dell'omonima opera pittorica del maestro del seicento olandese Vermeer

Ma ci sono anche grandi registi che, con il loro stile inconfondibile, hanno voluto (e saputo) rivolgere il proprio sguardo di artista alle vicende di altri artisti, rendendo così un loro personalissimo omaggio ad altre forme di espressione creativa. Si tratta, in alcuni casi, di opere minori nella filmografia immensa di questi mostri sacri, ma restano comunque, a nostro parere, film indimenticabili.

IL FILM

Robert Bresson (1901-1999) è stato uno dei maggiori registi francesi ed il più importante esponente del cinema minimalista, la cui poetica intendeva ridurre al minimo la recitazione degli attori per poter dar vita agli stati d'animo dei protagonisti in base al contesto di immagini e suoni. Per far questo, Bresson molto spesso ingaggiava attori sconosciuti o semi-sconosciuti, in quanto l'interpretazione attoriale doveva essere ridotta all'osso.

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Nel 1971, dirige 'Quattro notti di un sognatore', liberamente tratto dal racconto 'Le notti bianche' di Dostoevskij. Il film narra la storia di Jacques, pittore solitario e girovago che vagabonda per le vie di Parigi in cerca di ispirazione e seguendo le giovani passanti che attraggono la sua attenzione: con queste si accontenta di scambiare un semplice sguardo, alla ricerca dell'amore puro e innocente. Jacques abita in un piccolo appartamento-studio in cui si intravedono alcune grandi tele, a cui lavora contemporaneamente e che ritraggono figure femminili dai tratti essenziali e dai colori sgargianti. A volte lo si vede dipingere e dare qualche pennellata sulla tela, continuamente distratto dalle sue elucubrazioni poetiche che registra e riascolta su un mangiacassette.

Una notte incontra fortuitamente Marta, salvandola da un tentativo di suicidio dal Pont Neuf sulla Senna; per le tre notti successive, i due giovani si danno appuntamento sempre alla stessa ora e nello stesso luogo del loro primo incontro ed inizia un'amicizia che li porta a raccontarsi reciprocamente la propria vita e le proprie angosce. Si sviluppa un amore platonico, nel quale Jacques sarà il più coinvolto, ma senza speranza, perchè Marta si rivelerà impegnata con un fidanzato che l'ha abbandonata ma che alla fine tornerà da lei. Si tratta di un ex-inquilino che lei e sua madre ospitavano, dato che per sbarcare il lunario facevano le affittacamere. Jacques è talmente assorbito dall'amore per Marta che arriva ad inciderne a ripetizione il nome sul suo mangiacassette, con il quale va in giro per la città, riascoltando la registrazione in modo ossessivo, perfino sull'autobus. Alla fine, al ritorno del fidanzato, Marta dice addio a Jacques il quale riprenderà la sua vita solitaria di sempre, senza dimenticare il suo amore perduto.

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Del film colpiscono i tempi lenti e le inquadrature statiche in cui risaltano i suoni di sottofondo (il traffico, i rumori dei passi); i dialoghi sono essenziali, la colonna sonora quasi del tutto inesistente (fanno eccezione alcune canzoni suonate da artisti di strada ed una bellissima scena notturna in cui compare un bateau mouche illuminato che scorre sulla Senna, accompagnato da un gruppo acustico brasiliano che suona una toccante bossa-nova). Si tratta forse di caratteristiche lontane dai ritmi a cui ci ha abituato l'odierna cinematografia, ma che consentono allo spettatore attento di addentrarsi nello struggente ritratto del desiderio disperato e silenzioso che il regista ci ha regalato.
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Ho visto per la prima volta questo film al liceo, forse in terza, anni 1972 o 1973. Trasmesso dalla RAI in seconda serata, ci era stato consigliato dal professore di lettere, il quale il giorno dopo ci interrogò per conoscere le nostre impressioni. Si tratta di un film impegnativo, per un adolescente, anche per il pessimismo che lo pervade. Ma il personaggio di Jacques mi aveva immediatamente affascinato perchè per me rappresentava, e rappresenta ancora, una suggestiva figura di riferimento per un certo tipo di approccio all'arte e alla vita. Un approccio pacato, gentile ma dirompente per la sua purezza creativa.

CURIOSITA'

-        L'attore protagonista Guillaume des Forêts è stato scelto da Bresson forse anche per la sua somiglianza con Jean-Pierre Léaud, attore simbolo di Truffaut e della nouvelle vague da cui questo film è stato influenzato.

-        L'attrice che interpreta Marta, Isabelle Weingarten, purtroppo scomparsa nel 2020 a soli 70 anni, è stata la moglie di Wim Wenders.

-        La bossa-nova della scena notturna ambientata sulle rive della Senna è interpretata da Marku Ribas, cantautore e percussionista brasiliano.



 Di seguito propongo la visione di alcune scene del film (clic pic)
 
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Autore : Stefano Sorrentino, 25/05/2022