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TIME MACHINE

IL CINQUANTINO

La prima volta che provai l’ebbrezza della velocità avevo undici-dodici anni. Un cugino venne a trovarci e mi fece provare il suo Velosolex.
Fin da piccolo sono stato un gran “sbiciclettatore” e le mie ginocchia lo testimoniano. Erano tempi completamente diversi: c’erano poche macchine e spesso giocavamo a pallone in strada (in città, mica in campagna). Con gli amici si partiva in bicicletta per fare dei “giri” che ci portavano a chilometri da casa. Il Velosolex era fondamentalmente una bici con aggiunto un piccolo motore a scoppio che si poteva inserire/disinserire, come le attuali bici elettriche. Ma che emozione girare una manopola e correre a folle velocità!
Qualche anno dopo, verso i tredici anni, mi trovavo al mare per la classica vacanza estiva della famiglia. Eravamo in Versila e un giorno un cameriere che lavorava nella nostra pensione arrivò in sella ad un motorino se non ricordo male a tre marce. Vista la mia espressione mi disse: “vuoi farci un giro ?” Pronti!. Dopo una brevissima spiegazione sull’uso delle marce (credo al manubrio) partii ovviamente senza casco, senza documenti e senza l’età necessaria per guidare. I miei mica lo sapevano. Girovagai per oltre un’ora senza meta non sapendo dove andavo ma in stato d’estasi.  Il senso di libertà che mi diede quell’ora alla guida di un motorino fu un’esperienza fortissima, inebriante. Tornai alla base solo perché stavo finendo la benzina.
Raggiunti i 14 anni riuscii faticosamente a farmi comperare il Cinquantino da cross che allora era l’oggetto più ambito della nostra generazione. (un Aspes).
Lo modificai presto con una marmitta “ad espansione” che tolto il silenziatore produceva un rumore veramente assordante, musica per le mie orecchie.  Ricordo ancora, quando lo usavo fuori città, i gesti con cui le persone inveivano contro di me al mio passaggio. Chissà quanti accidenti mi mandavano (a ragione).
Che i tempi siano cambiati lo dimostra il fatto che adesso quando mi passano vicino i deficienti in monopattino io li stramaledico e gesticolo scompostamente verso di loro.
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Autore : Giorgio Gotti