he0r.jpghe6e.jpg he2a.jpg he3.jpg elenco link hen1.jpg he1.jpg

IAN CURTIS

Tragica storia di Ian Curtis ed i Joy Division


La casa delle bambole è un libro del 1955 in cui lo scrittore polacco naturalizzato israeliano Yehiel De-Nur racconta la sua infernale esperienza da adolescente in un campo di concentramento nazista. La casa del titolo stava ad indicare l’area del campo in cui erano raccolte le donne prigioniere destinate alla soddisfazione sessuale dei soldati tedeschi. Le donne appartenevano a quella che veniva chiamata la Divisione della Gioia, la Joy Division.

ic-1.jpg

Nel 1978 i Warsaw, la band di Ian Curtis, Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris, si stanno facendo sempre più largo nella scena underground inglese. Il nome del gruppo l’ha deciso il cantante Ian Curtis e fa riferimento a Warszawa, un brano tratto da Low di David Bowie, da sempre uno degli artisti preferiti da Curtis.

Il rischio di un nome del genere però è che si confonda con quello dei Warsaw Pact, un gruppo punk anch’esso in cerca di popolarità nella scena alternativa londinese dell’epoca.

Ian Curtis ha appena finito di leggere La casa delle bambole e ne rimane completamente rapito tanto da proporre proprio Joy Division come nuovo nome per la sua band, nome che viene approvato all’unanimità.

Curtis nasce nel Luglio 1956 al Memorial Hospital di Stretford e vive nella cittadina di Macclesfield, a una trentina di chilometri da Manchester. Inizia ad interessarsi alla musica rock da giovanissimo, come detto con David Bowie come grande punto cardinale. La sua vita però sembra molto lontana dallo stereotipo della rockstar: nel 1975 a diciannove anni sposa Deborah Woodruff, che frequentava da tre anni. Riesce bene a scuola ma la necessità di far fronte alle rate del mutuo per la casa che ha appena comprato con la moglie lo spinge a cercare un lavoro, prima come commesso in un negozio di dischi in centro a Manchester e poi nei servizi sociali, per l’inserimento delle persone disabili e con problemi psichici nel mondo del lavoro.

Non è un bel momento per la coppia: entrambi fanno lavori che odiano e sulle spalle hanno un mutuo che fanno estrema fatica a pagare. In quel contesto le mire artistiche che Ian Curtis continua a coltivare danno loro la possibilità di tenere comunque vivi dei sogni.

Le cose sembrano finalmente muoversi per il verso ic-up.jpggiusto nell’aprile 1978 quando durante un concerto al Rafters Club di Manchester vengono notati da Tony Wilson che da lì a poco avrebbe fondato la Factory Records, una etichetta destinata a fare la storia della musica e della cultura di Manchester e che potete approfondire >> in questo nostro articolo.
Proprio per la Factory nel 1979 esce Unknown Pleasures, il disco di debutto dei Joy Division con in copertina il negativo (ossia con il bianco e il nero invertiti) delle onde elettromagnetiche prodotte da una stella, la prima pulsar mai scoperta. La copertina diventerà una delle più famose della storia del rock.

Per molti il suono elaborato dal gruppo insieme al produttore Martin Hannet segna l’inizio del post punk: ballabile, estremamente scarno e con una forte propensione alle tinte più scure, anche nei testi. Su tutto, o sarebbe forse meglio dire dentro tutto, la voce di Ian Curtis, bassa e spesso decifrabile a fatica ma intensa da fare quasi spavento, che con lo scorrere del tempo si guadagna una attenzione sempre maggiore in ogni canzone.

L’immaginario collettivo associa da sempre la figura del leader dei Joy Division a una personalità triste e depressa al limite dell’autodistruzione. Ben diversa è la descrizione che ne fanno i suoi compagni di band: estremamente piacevole e alla mano, sempre pronto alla battuta e allo scherzo. Il gruppo diventa sempre più la sua valvola di sfogo dai pensieri di una vita estremamente ordinaria. Tra tutti è soprattutto quello che ha una visione per il futuro della band: appena l’umore scende per qualche contratto mancato o per un concerto non andato come speravano, è lui che si fa carico di incoraggiare gli altri, rassicurandoli sul futuro radioso che li attende.

ic-2.jpg

La sliding door della sua vita arriva alla fine del 1978: durante uno show a Londra Ian Curtis viene colpito da una crisi epilettica, la prima della sua vita. La diagnosi arriva a gennaio 1979 dopo una lunga serie di esami: la sua è una forma di epilessia particolarmente grave, che con grande probabilità lo porterà alla non autosufficienza e dunque all’abbandono della band. Per Curtis la diagnosi suona come una condanna e dà l’inizio a un periodo di profonda depressione. La storia d’amore con Deborah precipita e la crisi subisce un colpo durissimo con la relazione molto particolare che il cantante porta avanti con Annik Honoré, una giornalista belga incontrata in tour; Annik sostiene da sempre che la loro relazione fosse esclusivamente platonica e che di fatto non capisse di preciso come mai Curtis volesse frequentarla visto che per gran parte del tempo rimaneva al suo fianco in silenzio.

La liaison provoca comunque grandi sensi di colpa nel cantante, anche perché nell’aprile 1979 nasce la sua unica figlia, Natalie.

Quando Deborah scopre la relazione chiede il divorzio. Il 7 aprile lo salva da un tentativo di suicidio, dopo l’assunzione di grosse quantità di Fenobarbital. Le crisi epilettiche peggiorano per frequenza e intensità: non sono più solo le luci a scatenarle ma a volte scaturiscono anche da suoni forti e ripetitivi: per il cantante di una rock band, praticamente una maledizione.

Ian Curtis prova a fare di necessità virtù e usa quegli spasmi come un suo marchio di fabbrica, con un modo di ballare e di stare sul palco che diventa inconfondibile, pieno di movimenti a scatti e ripetitivi che diventano quasi ipnotici.

jd1.jpg

Unknown Pleasures si rivela un successo sia di critica che di vendite e, terminato il tour europeo, iniziano i lavori per il secondo disco ai Britannia Raw Studios di Londra. Il titolo è Closer e in copertina c’è una foto di Bernard Pierre Wolff che raffigura una statua presente sulla tomba della famiglia Appiani, nel cimitero monumentale di Staglieno, a Genova.

Alla produzione rimane Martin Hannett che però stavolta porta il gruppo su territori distanti dal disco d’esordio: il suono diventa molto più ricco e stratificato. Le canzoni sono molto meno ballabili ma se possibile ancora più intense. Quello che vedrà la luce è una raccolta di canzoni dolorose, difficili da ascoltare tutte insieme senza immedesimarsi nella disperazione che pervade praticamente tutte le tracce. Il tempo stringe: nel maggio 1980 i Joy Division sono attesi dal loro primo tour americano, che le prevendite preannunciano di grande successo. Il buco nero però attira Ian Curtis con sempre maggiore forza: gli attacchi epilettici che lo colpiscono costringono il gruppo ad interrompere l’attività promozionale del disco in uscita e il cantante comincia a realizzare davvero che la sua attività musicale è vicina ad una fine.

La partenza del volo per l’America è fissato per il 17 maggio ma la sera prima Ian Curtis decide di andare a trovare la moglie per chiederle di non procedere col divorzio. Lei è convinta che lui avrebbe cambiato idea di lì a poco ma, vista la situazione estremamente precaria, gli propone di dormire con lui nella loro casa di Macclesfield. Curtis però le dice che vuole stare da solo e di ripassare la mattina dopo quando lui sarebbe già stato sul treno che l’avrebbe portato all’aeroporto.

Durante le prime ore del 18 maggio 1980 Ian Curtis scrive un biglietto d’amore a Deborah, tira fuori da un cassetto le fotografie del loro matrimonio e della loro figlia, le appende a un muro e si toglie la vita impiccandosi. Aveva ventitré anni.

Il suo epitaffio diventerà quella Love Will Tear Us Apart che vede la luce come singolo nel giugno 1980 e che non viene inclusa in nessun album. È l'ultimo grido di dolore di Ian Curtis e sarà un successo destinato a durare fino ai giorni nostri. Proprio Love Will Tear Us Apart è la frase che Deborah decide di incidere nella tomba di Ian. Closer viene pubblicato postumo il 18 Luglio 1980.

Nel 2007 esce Control, il primo film diretto da Anton Corbijn (il fotografo e regista olandese da sempre al lavoro nel mondo del rock), che racconta la vita del povero Ian.

He was this beautiful soul but he sang from this other placeBono Vox su Ian Curtis

Autore : Federico Piva, Febbraio 2024