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ELECTRIC LIGHT ORCESTRA |
The Electric Light Orchestra (1971)
Il disco che definì un nuovo stile fra classica e rock |
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'Orchestra della luce elettrica' oppure
'Orchestra leggera elettrica', insomma scegliete la traduzione che più vi
attizza: ELECTRIC LIGHT ORCHESTRA è una celeberrima rock band inglese di
Birmingham, tuttora in attività, che esordì nel 1971 con uno splendido album,
intitolato semplicemente 'The Electric Light Orchestra'. Un album che ci colpì
subito per la sua originalità: non era solo pop, non era solo rock, nè solo
progressive, ma un po' di tutto insieme. Noi ragazzi, orfani dei Beatles da un
paio d'anni, potevamo sentire, in svariati passaggi del disco, un sound molto
simile al quartetto di Liverpool e questo non poteva che riempirci di
entusiasmo. L'influenza dei Beatles sui musicisti della Electric Light
Orchestra non era causale e più avanti tenteremo di spiegare perchè. La band era stata fondata nel 1970 da Roy Wood e Jeff Lynne, due virtuosi polistrumentisti che avevano militato in THE MOVE, gruppo pop britannico che negli anni 60 aveva raggiunto un certo successo di pubblico con alcune hit, fra cui, la più famosa, “Blackberry Way”, famosa anche in Italia nella versione dell'Equipe 84 “Tutta mia la città”. Al gruppo si unì fin da subito anche Bev Bevan, il batterista degli stessi Move. |
La band aveva ben chiaro in mente, fin
da subito, quale doveva essere il proprio sound, un sound molto riconoscibile,
che qualcuno ha chiamato ... “baroque and roll”, alla cui definizione
contribuisce anche l'originale copertina che raffigura una solitaria lampadina
sullo sfondo di un salone da ballo dell'epoca barocca e sul retro i tre
componenti vestiti con abiti settecenteschi mentre suonano strumenti classici,
inquadrati dal basso, con sopra di loro un magnifico soffitto affrescato a
cassettoni.
A partire dal secondo album del 1973,
dopo l'uscita definitiva di Roy Wood, Jeff Lynne farà scivolare lentamente la
band verso il pop commerciale, molto spesso condito con inserti sinfonici (di
fiati e archi), molto orecchiabile e piacevole. A partire dall'album
'Discovery' del 1979 fanno il botto dal punto di vista commerciale ed entrano a
pieno titolo nel genere disco-music. Nel corso degli anni 70 e 80 hanno
pubblicato alcune hit che li hanno resi
celeberrimi nel mondo ('Last train to London', 'Evil Woman', 'Xanadu', insieme
a Olivia Newton-John, colonna sonora dell'omonimo film del 1980). I loro
concerti, ancora oggi, sono caratterizzati da scenografie e arrangiamenti
fantasmagorici. Questo curriculum, da gruppo pop
commerciale, nulla toglie alla bellezza e all'originalità del primo album, che
si distingue in modo netto dalla loro successiva discografia.
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L'etichetta 'Harvest', presso cui venne pubblicato l'album, era una garanzia per noi giovani musicofili: vi passava il meglio della musica inglese (Pink Floyd, Deep Purple) e pure italiana (il primo Alan Sorrenti nel suo indimenticato periodo progressive). |
La storia di questo primo brano, che
divenne anche un singolo di discreto successo, è particolare e ci spiega le
origini del progetto. Durante la registrazione dell'album di debutto dei Move,
Roy Wood fu colpito dagli arrangiamenti di George Martin per alcune canzoni dei
Beatles, in particolare 'Strawberry Fields Forever' e concepì l'idea di un
nuovo gruppo rock che enfatizzasse gli strumenti classici rispetto agli
strumenti della tradizione rock. '10538 Overture' era stata scritta con
l'intento di pubblicarla nel quarto album dei Move, ma, per una strana
coincidenza, non andò come previsto: durante le registrazioni Wood e Lynne si
ritrovarono soli in sala d'incisione e, in assenza del bassista e del
batterista, Wood improvvisò, su un violoncello comprato appena due settimane
prima, un riff in 'stile Jimi Hendrix', creando un suono che più tardi avrebbe
definito 'orchestra heavy metal'. Questa divenne la prima canzone degli
Electric Light Orchestra e anche quella che avrebbe aperto il loro primo album,
e che divenne il modello per lo stile di tutti i brani a seguire. I riff degli archi caratterizzano tutto
l'album e diventeranno un marchio di fabbrica per tutta la successiva
produzione della band: la seconda canzone 'Look at me now', con
l'accompagnamento prevalente del violoncello, suonato in diverse
sovraincisioni, non può non ricordare 'Eleanor Rigby' dei Beatles, così come,
nella prima, i riff dell'orchestra e la voce particolarmente filtrata fanno
venire in mente 'I am the Walrus', una delle canzoni più psichedeliche e
controverse dei Fab Four. 'Queen of the Hours' con il suo ritmo incalzante, a metà strada fra rock e classica, è una
canzone che si colloca a pieno titolo nel filone progressive, che gli ELO non
rifuggivano di certo, avvicinandoli ai Genesis, anche nel modo di usare la
voce. Ma non mancano splendide canzoni che si
distinguono per la magnifica linea melodica, accompagnate dal pianoforte, come
in 'Mr. Radio', coinvolgente inno alla radiofonia d'epoca, o dalla
chitarra acustica, come in 'Whisper of the Night' che chiude l'album,
con il suo delicato e struggente tema d'amore. 'Nellie takes her bow', suggestiva e lunga canzone ricca di pathos, una mini sinfonia, riassume
un po' tutte le cifre stilistiche del gruppo, con un bel testo che racconta la
storia di un'attrice che cerca di riscattare, sui palcoscenici di Broadway, la
propria deludente vita. 'The Battle Of Marston Moor (July 2nd,
1644)' e 'Manhattan Rumble (49th Street
Massacre)' rappresentano, come vere e proprie musiche di scena, due
sanguinosi eventi storici: una battaglia combattuta durante la guerra civile
inglese e una carneficina fra bande rivali di gangster nella New York degli
anni 30. |
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Proposte di Ascolto (clic the pic) |
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10538 Overture |
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Whisper in the Night - Roy Wood Live (1972) |
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Autore : Stefano Sorrentino, Nov. 2024 |