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IF

Quando il Jazz-Rock incontra il Progressive


Pionieri del jazz-rock, genere che abbina elementi e strumentazione tipicamente rock con influenze ritmiche e armoniche provenienti dal jazz (oggi lo chiamiamo 'fusion'), gli If furono inizialmente ispirati da quella ondata musicale, inaugurata negli Stati Uniti da band come Chicago e Blood Sweat & Tears, che fondeva elementi blues e rock con la più classica tradizione delle jazz big band. Ma, come altre band jazz-rock inglesi del periodo, gli If eliminano dell'equazione il fattore di pop commerciale che invece per le suddette band americane diventava predominante, senza contare che l'assenza di ottoni (trombe e tromboni) tendeva a differenziarne nettamente il sound.
La parabola artistica degli If si snoda dal 1969 al 1975 e per questo motivo essi non sono immuni dalle suggestioni del progressive rock che in quegli anni raggiungeva in Inghilterra il suo apice: d'altra parte risulta evidente quanto le influenze siano reciproche dato che anche i King Crimson, per fare un esempio fra tanti, hanno spesso strizzato l'occhio al jazz (come in 'Islands' di cui abbiamo parlato in questo articolo >>>> link )

Il sound degli If può ricordare inoltre quello dei Traffic che nel 1970 facevano il botto con la pubblicazione dell'album 'John Barleycorn must die', creando una sublime miscela di blues, rock, jazz e folk e soprattutto mettendo in chiaro la loro interpretazione del progressive rock. Ai Traffic gli If sono contigui anche per la voce del cantante J.W.Hodkinson che rievoca quella di Steve Winwood, ma con una caratteristica di maggiore potenza e estensione e con una inflessione nasale che la rende molto riconoscibile.

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Formatisi nel 1969 per una intuizione del produttore e manager Lew Futterman, che mise insieme tre astri nascenti del jazz inglese il cui grande talento era già stato segnalato dai sondaggi che la rivista Melody Maker effettuava periodicamente: si trattava dei sassofonisti e compositori Dave Quincy e Dick Morrissey e del chitarrista Terry Smith. Tutti e tre avevano già sviluppato una notevole esperienza nell'ambiente del jazz sia all'interno di band che come session men. A questo trio si aggiunse presto il vocalist e front-man J.W.Hodkinson dotato di una grande voce blues e proveniente da una lunga gavetta come cantante pop e rock. Per completare il settetto della line-up originale furono ingaggiati il tastierista John Mealing, con una lunga carriera come arrangiatore che proseguirà attivamente anche dopo l'esperienza con gli If, il bassista Jim Richardson, con esperienze jazz e rock anche come session man, e il batterista diciannovenne Dennis Elliiot, che fonderà nel 1976, insieme a Ian McDonald, i Foreigner.
if_2.jpg Questa fu la formazione originale che incise i prima quattro album dal 1970 al 1972; dopo vari ricambi di strumentisti, la band concluse definitivamente la sua attività nel 1975, anche a causa di una certa delusione per i risultati commerciali non del tutto soddisfacenti. Ci fu una reunion nel 2015 che portò Dave Quincy eTerry Smith, gli unici membri sopravvissuti della formazione originale, a produrre il quinto disco ufficiale della band 'IF 5' con una nuova line-up.
Fin dal loro esordio, gli If affrontarono lunghe tournée in Europa e negli Stati Uniti anche in condivisione con grandi artisti come Rory Gallagher, Kiss, The Eagles, Strawbs, Electric Light Orchestra, Lynyrd Skynyrd, Frank Zappa, Uriah Heep, Rod Stewart, Black Sabbath, Traffic, Mott the Hoople e tanti altri.
Era proverbiale la loro potenza nelle performance dal vivo, con una sopraffina tecnica individuale che veniva evidenziata in modo eclatante sul palco, nell'entusiasmo generale del pubblico presente. L'utilizzo frequente di tempi dispari e sincopati (tipici del jazz) aggiungeva un coefficiente di difficoltà che poche band rock del periodo potevano permettersi dal vivo, soprattutto con una formazione così estesa. La loro discografia contiene album live che testimoniano il livello delle loro prestazioni in concerto.

Parlando dei quattro album in studio, tutti caratterizzati da una estrema sobrietà del titolo (da 'IF' del 1970 a 'IF 4' del 1972), nessuno di essi raggiunse all'epoca un successo rimarchevole, nonostante l'indiscutibile talento dei musicisti e il livello notevole dei brani. Solo negli ultimi anni gli If sono stati giustamente rivalutati e acclamati come una delle band più innovative del jazz-rock e sono stati a pieno titolo inseriti nel pantheon del progressive rock.

 

Come primo ascolto, per chi non li conosce, suggeriamo il terzo album 'IF 3' del 1971, forse il più noto, soprattutto in Italia.

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I primi tre brani valgono da soli l'ascolto dell'album.
'Fibonacci's Number': lunghissimo brano introduttivo solo strumentale (quasi 8 minuti) caratterizzato dal trascinante riff dei fiati, con lunghi assoli di flauto e sax, e da una complessa cadenza ritmica eseguita in maniera millimetrica dagli strumenti di accompagnamento, in particolare dalla chitarra elettrica e dall'organo.
'Forgotten Roads': un crescendo iniziale introduce la coinvolgente progressione di accordi e la poderosa linea vocale, con un grande assolo di chitarra elettrica contrappuntata dall'organo Hammond.
'Sweet January': uno dei brani più belli della loro discografia, è una potente ballata rock caratterizzata dalla grande vocalità di J.W.Hodkinson, dal flauto e dal sax; la base ritmica è come sempre incredibilmente corposa; è forse uno dei pezzi che più avvicina la band alle suggestioni del progressive con i trascinanti assoli di flauto e sax.

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In tutti i brani, il mix sonoro è sempre compatto, ma sobriamente essenziale: la chitarra elettrica è la protagonista dell'accompagnamento con i suoi tappeti ritmici a prova di metronomo; l'organo Hammond è sempre molto presente ma con discrezione, a parte qualche raro assolo; così pure basso e batteria che non arrivano mai a strafare. La parte del leone la fanno i fiati (vari sax e flauto) e la voce che imprime il suo marchio di fabbrica al sound di un gruppo che all'epoca avrebbe meritato un maggiore riconoscimento del proprio talento.

Proposte di Ascolto (clic pic)

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Sweet January


Fibonacci's Number (live)


Forgotten Roads (live)


Autore : Stefano Sorrentino, 01/01/2023