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TONTON MACOUTE

Tonton Macoute (1971)


Altro effimero gruppo scoperto dal Dr.Livingston(e), Un disco, il fallimento della loro etichetta, la Neon, e quindi l’oblio. Questa volta l’aggettivo misconosciuto è insufficiente: è più corretto parlare di gruppo sconosciuto. Le notizie al loro riguardo sono poche quindi per una loro breve biografia riporto direttamente i dati di wikipedia.

ton.jpgIl gruppo affonda le sue radici nel 1968 quando il battersita Nigel Reveler ed il tastierista-cantante  Paul French risposero ad un annuncio su Melody Maker. Il gruppo era quello dei Dick Scott Company, una pop cover band di cui facevano parte, oltre lo stesso Dick Scott, il bassista-chitarrista Chris Gavin e il fiatista Dave Knowles. Tra il 1969 ed il 1970 incisero tre singoli e suonarono in Germania col nome di Windmill, finché nel maggio del 1970 Dick Scott morì in un incidente d'auto in Germania Est.
Tornati in Inghilterra, Reveler, French, Gavin e Knowles optarono per uno stile più progressivo, molto in voga in quel periodo. Decisero di chiamarsi "Tonton Macoute" ispirandosi alla milizia haitiana composta da fedelissimi del dittatore "Papa Doc" Duvalier. Incisero un unico, omonimo album nel 1971 con la Neon Records, dopodiché si sciolsero a causa del fallimento della casa discografica.

Reveler ha poi avuto successo qualche anno dopo come produttore dei Cure.

Curiosa la scelta del nome per un gruppo tutt’altro che “Hard” o “satanico”. Citando sempre wikipedia Il nome Tonton Macoute (letteralmente "zio Sacco di juta") trae origine dalla mitologia creola haitiana. Era il nome di un uomo nero che percorreva le strade al calare delle tenebre, rapendo i bambini che restavano fuori casa troppo a lungo e che infilava nel suo sacco di juta, non lasciando più che di essi si sapesse nulla. Quanti parlavano contro Duvalier, infatti, sparivano di notte e di essi non si trovava più alcuna traccia. Chiunque parlava della Milizia dei Volontari della Sicurezza Nazionale rischiava di essere rapito e da tutto ciò derivò il nomignolo di Tonton Macoutes.”


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Crediti

Gavin Wilkinson (aka Chris Gavin) – Bass Guitar, Electric and Acoustic Guitars

Dave Knowles – Alto and Tenor Sax, Flute, Clarinet, Vocals

Paul French - Organo, Electric Piano , Piano, Vibes, Vocals

Nigel Reveler -  Percussion


Elenco Tracce
Side A


Just Like Stone (6.30) (Reveler/French/Gavin/Knowles)

Don't Make Me Cry (8.48) (Reveler/French/Gavin/Knowles)

Flying South In Winter (6.26) (Reveler/French/Gavin/Knowles)
Side B


Dreams (3.57) (Knowles)

You Make My Jelly Roll (7.58) (Knowles)

Natural High Part I (6.55) (French)

Natural High Part II (3.53) (French)

Brevi note critiche

A scuola, quando eri bravino ma svogliato o rompiballe ti rimandavano dicendo: “ha le potenzialità ma potrebbe fare di più”. Così è per me questo gruppo etichettato dalla critica come rock/jazz progressivo.

Un inizio disco con uno dei più bei brani progressive di quegli anni poi lo scivolare verso un banalissimo ed insipido jazz. E’ difficile capire quale fosse veramente l’anima di questo gruppo, se prediligessero il jazz facendo incursioni nel prog perché allora era di moda o il viceversa per mancanza di coraggio.

Il lato A è spettacolare. Il brano di apertura Just Like Stone è un capolavoro che a tratti ricorda i migliori Caravan e pone grandi aspettative nell’ascoltatore. Segue Don't Make Me Cry, bel brano che inizia con un riff d'organo e splendidi assoli di sax cui segue una sezione molto rilassante, con assoli di flauto e pianoforte. Infine Flying South In Winter, la cui un'atmosfera orientaleggiante ricorda, in melodico, gli East of Eden.

Lato B. Le mie aspettative di grande album prog vengono bruscamente ridimensionate. La facciata si apre con Dreams, canzone psichedelica in stile Moody Blues o Barclay James Harvest. Ma trovo decisamente fuori contesto You Make My Jelly Roll lunghissimo brano jazz, ben confezionato che ricorda (il meno ispirato) Van Morrison ma che con le atmosfere del lato A non ha niente a che vedere. Chiude Natural High, brano sperimentale diviso in due parti. Nella prima parte, dopo un cantato molto melodico, continue variazioni ritmiche conducono ad un finale più sinfonico; la seconda parte è una complessa improvvisazione jazz su un tema costruito con vocalizzi, piano e fiati.

In sintesi credo che se il loro stile Prog molto legato al Jazz Rock avesse virato più sul prog e meno sul jazz avrebbero realizzato un grande album.

 

Una nota infine per la splendida copertina, firmata dal grande Marcus Keef. Un tronco di albero morto immerso in uno stagno che riesce a produrre ancora linfa liquida che viene raccolta in un contenitore sotto lo sguardo di una cicogna davanti ad una misteriosa culla.


Proposte di Ascolto (clic pic)
 
 
t Tonton Macoute (full album)   


Autore : Giorgio Gotti, Maggio 2023